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Felice Beato e la Birmania
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fondo
professionale
≤ 500
Si tratta di un grande album (44x31 cm) dai piatti riccamente decorati (ma in cattive condizioni e meritevole di restauro) nel quale sono presenti 99 albumine di Felice Beato, databili tra il 1887 ed il 1895, per lo più nel formato 27x21 e 26x20, con poche di formato lievemente minore. Come sempre nelle immagini di Beato di questo periodo è assente qualsiasi indicazione rispetto all’autore, ma la gran parte di quelle presenti nell’album gli sono generalmente attribuite. Non può essere escluso che alcune foto siano riferibili a Philip Adolphe Klier, fotografo tedesco attivo in Birmania dal 1865, con studio per diversi anni anche a Mandalay. Le foto sono corredate di due didascalie a matita: la prima in inglese e l’altra in serbo-croato, dal medesimo contenuto. Una sola foto ha una ulteriore nota, in italiano, su di un picnic di italiani presenti all’epoca in Birmania; nota che consente di attribuire a Felice Beato (ma senza certezze) la scrittura dell’insieme delle didascalie. Tutte le foto hanno una duplice numerazione: quella progressiva dell’album e quella del catalogo di immagini di Beato. Nella prima ovviamente la numerazione va da 1 a 99 (l’album ha 100 fogli, ma la prima carta è bianca), mentre nella seconda il numero più elevato è 398. Si può quindi ipotizzare che il catalogo di Beato, dal quale il cliente poteva selezionare e comporre l’album di proprio interesse, fosse di circa 400 immagini. Le foto presentano a volte una mediocre incollatura, tipica di buona parte della produzione di Mandalay in quegli anni, e comune ad alcuni album di cui si parla alla fine di questo testo. La qualità delle immagini è decisamente altissima; in particolare sono emozionanti diversi ritratti in esterno ed alcuni gruppi. Di rilievo la serie dedicata ai “Dacoit”, i rivoltosi in catene, quella delle danzatrici, una serie commissionata a Beato in occasione della visita a Mandalay del Principe Albert Victor. Quindi la vita sull’Irawaddy, i monaci, i nobili, i ministri, le famiglie, i portatori, gli edifici religiosi, le pagode, gli elefanti, reali e di cartapesta, le prigioni. Sono decisamente rari gli album birmani di Beato. Il Getty Museum di Los Angeles nel 2010 ha prodotto una importante mostra su “Felice Beato: A Photographer on the Eastern Road”, dedicato al complesso dell’attività cinquantennale di Beato. Nel bel catalogo, disponibile integralmente in rete, anche le circa 70 immagini di un album acquisito dal Museo. Un album, quello del Getty, perfettamente coerente con quello qui descritto, con una trentina di immagini in comune. Un album con una trentina di immagini, acquisito dal Civico Archivio fotografico di Milano è stato esposto nella mostra “Felice Beato e la Birmania” tenutasi al Castello Sforzesco nel 2013. Anche qui sono una ventina le immagini in comune col presente album. Infine la British Library ha nel 2015 restaurato un album di qualche decina di immagini birmane di Beato, legato in seta. Alcuni album sono passati in aste inglesi ed americane nel corso degli anni; sono spesso composti di 50 foto, ma uno raggiunge le 99. In un caso sono stati proposti in asta un insieme di 195 immagini, in due album. In alcuni di questi si ripetono le didascalie in inglese del presente esemplare e la numerazione del catalogo di Beato. Un catalogo la cui ricostruzione non pare impossibile.
numerico
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proprietà ente privato
1887 / 1895
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Beato, Felice, Felice Beato e’ stato il più importante fotografo operativo in Oriente nella seconda metà dell’800. Nato a Venezia (o a Corfù, da genitori veneziani) nel 1832 (alcune fonti spostano in avanti la nascita) è naturalizzato inglese in una data non precisata. A vent’anni è già fotografo a Costantinopoli, in società con James Robertson, del quale sposa la sorella. Con Robertson fotografa la guerra di Crimea nel 1855, entrando, assieme al cognato ed a Roger Fenton nel ristretto novero dei partecipanti alla prima guerra fotografata. Poi ancora in India, nel 1857, quindi in Egitto, ricongiungendosi al fratello Antonio, anch’esso fotografo, ma stanziale in Egitto. Già nel 1860 e’ in Cina, a fotografare la seconda guerra dell’oppio, quindi nel 1863, per oltre vent’anni, in Giappone. Qui mette insieme la sua produzione più cospicua e celebre. Oppresso dai debiti, pare causati dal gioco, nel 1884 lascia il Giappone per l’Egitto, ma dopo poco è in Sudan al seguito di una spedizione militare. Molte fonti danno Beato attivo in Birmania già nel 1885, anno nel quale a Londra fallisce la tentata vendita delle immagini sudanesi, oggi di estrema rarità. Altre fonti parlano del dicembre 1886. Nella cronologia presente nel volume di Anne Lacoste “Felice Beato, a photographer in the eastern road” edito dal Getty Museum in occasione di una mostra nel 2010, il 30 giugno 1887 il “Rangoon Times” dà conto dell’arrivo di “Signor Biasto” con la SS Martaban da Liverpool. Felice Beato, secondo questa fonte, si sposta nella Birmania centrale nel maggio del 1888, “arrived in Mandalay with a partner and ten pounds” e rileva uno studio fotografico inattivo nella capitale, intestato ad un certo Da Silva. A Mandalay, va aggiunto, era presente all’epoca una discreta comunità italiana. La Birmania aveva da poco vissuto, dopo la terza guerra anglo-birmana (novembre 1885), l’entrata del paese nell’Impero coloniale del Regno Unito. Felice Beato, negli anni successivi, produce un numero non precisato di immagini, fino almeno al 1895, quando lo studio fotografico si trasforma in “Curio shop”, che Beato vende nel 1898, trasferendosi a Rangoon. Da qui il 15 novembre 1902 rientra in Europa. Morirà a Firenze il 29 gennaio 1909, e sarà sepolto nel cimitero di San Miniato al Monte.
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Beato, Felice
2024
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